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Che cos’è
Lo zinco, sia nella sua forma elementare che in quella salificata, è stato usato come modalità terapeutica per secoli.
Preparazioni topiche come ossido di zinco, solfato di zinco o zinco piritione sono state tradizionalmente utilizzate come agenti fotoprotettivi, lenitivi o come ingredienti attivi di shampoo antiforfora.
Il loro utilizzo si è espanso negli anni al trattamento di una serie di condizioni dermatologiche, tra cui infezioni (leishmaniosi, verruche), dermatosi infiammatorie (acne vulgaris, rosacea), disturbi pigmentari (melasma) e neoplasie (carcinoma a cellule basali).1
L’ossido di zinco (INCI: Zinc Oxide) è una polvere bianca dalla granulometria fine, insolubile in acqua, ma solubile in acidi o basi.
L’ossido di zinco viene usato in cosmesi soprattutto per le sue proprietà antiirritative, dovute alla sua capacità di formare sulla cute una barriera protettiva, volta a impedire le irritazioni.
Uso nei Prodotti Solari
L’ossido di zinco viene anche utilizzato come filtro solare, in quanto è capace di riflettere e disperdere le radiazioni solari, proteggendo la cute dai loro effetti nocivi.
Ha uno spettro d’azione ampio, ma con superiorità di efficacia sulle radiazioni UVA a maggiore lunghezza d’onda (340-380nm), rispetto al biossido di titanio che invece è più efficace contro i raggi UVB.
La sua capacità di riflettere la luce giustifica la brillantezza del suo colore, grazie alla quale è impiegato anche come colorante per prodotti cosmetici (nome INCI: CI 77947).
Uso contro la Dermatite Atopica
Per la sua forte azione antiossidante e antibatterica, l’ossido di zinco topico è stato utilizzato anche nel trattamento della dermatite atopica.
La dermatite atopica è una dermatosi eczematosa infiammatoria cronica, caratterizzata da compromissione della funzione di barriera cutanea, aumento dello stress cellulare ossidativo e colonizzazione batterica.
In uno studio sono stati testati in vivo gli effetti nella gestione della dermatite atopica di tessuti impregnati di ossido di zinco 1. Nello studio è stato osservato un miglioramento significativo nella gravità della malattia, nel prurito e nel sonno soggettivo in pazienti che indossavano i tessuti impregnati di ossido di zinco rispetto al gruppo di controllo.
Usi e Proprietà Cosmetiche
L’ossido di zinco viene impiegato in vari tipi di formulazioni, dal make-up ai prodotti per le unghie, dai prodotti corpo ai prodotti per bambini.
- Può entrare a far parte della miscela di filtri che sono utilizzati nei protettivi solari
- Può essere impiegato, soprattutto nella paidocosmesi, in paste antiarrossamento (dermatite da pannolino) a concentrazioni intorno al 15% o superiori.
- Grazie alla capacità di favorire la guarigione delle ferite, l’ossido di zinco è indicato per la cura e la prevenzione delle piaghe da decubito e delle ulcere delle gambe e ulcere diabetiche. Il tasso di risposta positivo riportato è stato dell’83% in uno studio sull’efficacia della pasta all’ossido di zinco nelle ulcere arteriose e venose 2.
- La sua aggiunta a farmaci corticosteroidi per uso topico, come il clobetasolo, può potenziare l’azione del medicinale nel trattamento di dermatiti croniche 3.
- L’ossido di zinco topico in concentrazione del 20% sembra essere un’opzione terapeutica efficace, indolore e sicura per il trattamento delle verruche 4.
La pasta all’ossido di zinco è stata usata per il trattamento della dermatite da pannolino da molto tempo. Sebbene sia meno efficace rispetto ad altre modalità di trattamento, come i corticosteroidi topici, è un agente lenitivo e antiprurito efficace 5, 6.
Fa Male?
A elevate concentrazioni, l’ossido di zinco ha lo svantaggio di lasciare un antiestetico strato bianco quando applicato sulla pelle. L’ossido di zinco rimane comunque molto più “trasparente” rispetto al biossido di titanio
Nei prodotti solari, per ridurre tale fenomeno si può utilizzare ossido di zinco di granulometria molto fine (nanoparticelle), il quale però deve essere rivestito per evitare reazioni fotocatalitiche che generano radicali liberi dannosi per la pelle.
L’ossido di zinco è registrato nel database del ministero dell’ambiente tra le sostanze a più alto rischio ambientale per la sua evidente ittiotossicità.
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