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Magazine X115 X115 Stanchezza Cronica | Cos’è? Cause, Sintomi, Cure

Stanchezza Cronica | Cos’è? Cause, Sintomi, Cure

  • 12 minuti

Che Cos’è

La sindrome da stanchezza cronica è una condizione caratterizzata – soprattutto ma non solo – da un affaticamento persistente e debilitante.

Questa sensazione di spossatezza, che si aggrava dopo gli sforzi, altera la capacità di movimento fisico, limitando le attività lavorative e ricreative del soggetto 1.

In molti casi, il paziente lamenta anche disfunzioni cognitive (come la ridotta capacità di concentrazione) e problemi del sonno (sonno non ristoratore).

La sindrome da stanchezza cronica può provocare anche dolori muscolari e articolari; inoltre, aumenta la sensibilità alle stimolazioni esterne, come la luce, i suoni e il tatto.

Di origine incerta e con un quadro sintomatologico piuttosto soggettivo e fluttuante, la sindrome da stanchezza cronica potrebbe interessare più di due milioni di americani 2.

La sindrome da stanchezza cronica (CFS) è nota anche come sindrome da fatica cronica, encefalomielite mialgica (ME) o malattia da intolleranza allo sforzo sistemico (SEID).

Attualmente, l’origine della sindrome da stanchezza cronica è sconosciuta. Alcune teorie includono infezioni virali, stress psicologico o una combinazione di fattori.

Non avendo a disposizione un semplice test per identificarla, la diagnosi si basa sui sintomi e sull’esclusione di altre cause.

Quanto è Comune

Gli studi epidemiologici hanno fornito diversi tassi di prevalenza della sindrome da stanchezza cronica in base ai criteri diagnostici utilizzati.

Alcuni di questi studi hanno fornito un tasso di prevalenza attuale compreso tra lo 0,007% e il 2,8% della popolazione generale adulta degli Stati Uniti.

Secondo uno studio condotto nel 2004, circa 2,2 milioni di adulti americani soffrono di una malattia simile alla sindrome da stanchezza cronica 2.

La sindrome da stanchezza cronica può colpire tutti i gruppi di età, ma è più comune tra i 40 e i 70 anni, e tra le donne rispetto agli uomini.

Gli studi hanno riportato una prevalenza notevolmente più alta della sindrome nei gruppi a basso reddito e livello di istruzione inferiore, suggerendo un ruolo dei fattori di rischio sociale come lo stress.

Stanchezza o CFS?

Prima di tutto, è necessario distinguere la sindrome da stanchezza cronica da quelli che possono essere occasionali periodi di affaticamento, a cui tutti – chi più chi meno – andiamo in contro.

Tuttavia, anche un affaticamento che permane a lungo non è sufficiente per poter parlare di sindrome da stanchezza cronica.

A differenza della "semplice" stanchezza cronica, la sindrome da stanchezza cronica è una malattia multisistemica complessa, che include anche altri disturbi come:

  • malessere post-sforzo,
  • sonno non ristoratore
  • deterioramento cognitivo.

La sindrome da stanchezza cronica ha un impatto piuttosto importante sul paziente e spesso provoca una spossatezza così debilitante che i pazienti sono costretti all’allettamento per periodi variabili.

La stanchezza cronica, inoltre, permane anche con il riposo e non può essere spiegata da una condizione medica sottostante.

In effetti, il medico giunge alla diagnosi di sindrome da stanchezza cronica dopo aver analizzato i segni e i sintomi del paziente, e aver escluso altre possibili cause patologiche (diagnosi di esclusione), come ad esempio:

  • fibromialgia,
  • polimialgia reumatica,
  • polimiosite,
  • lupus eritematoso sistemico,
  • artrite reumatoide,
  • sindrome di Sjogren,
  • ipotiroidismo o ipertiroidismo,
  • diabete mellito,
  • morbo di Addison,
  • malattia di Cushing
  • tumori maligni,
  • malattie infiammatorie intestinali, come il morbo di Crohn,
  • apnee ostruttive del sonno.

Oltre alle varie malattie o condizioni mediche note per causare affaticamento, i criteri di esclusione comprendono vari disturbi della salute mentale come schizofrenia, mania, depressione, disturbi alimentari, abuso di sostanze o patologie cerebrali organiche.

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Diagnosi

Nel 2015, l’Istituto di medicina (IOM) degli Stati Uniti ha elaborato il criterio per diagnosticare la sindrome da stanchezza cronica 3.

In base a questo protocollo, la diagnosi di sindrome da stanchezza cronica richiede la presenza dei seguenti 3 sintomi per più di 6 mesi, durante i quali la loro intensità dovrebbe essere moderata o grave per almeno il 50% del tempo:

1) Affaticamento. Il paziente soffre di una notevole diminuzione o compromissione della capacità di impegnarsi in attività di cui avrebbe goduto prima dell’inizio della malattia.
Questa compromissione continua per più di 6 mesi ed è associata a grave affaticamento di nuova insorgenza, non correlato allo sforzo e non alleviato dal riposo.

2) Malessere post-sforzo. I pazienti sperimentano un peggioramento dei sintomi dopo l’esposizione a fattori di stress fisici o cognitivi, che in precedenza ben tolleravano.

3) Sonno non ristoratore: i pazienti si sentono stanchi anche dopo una notte di sonno.

Per porre diagnosi di sindrome da stanchezza cronica è necessario che ai 3 sintomi sopra indicati si aggiunga almeno uno dei seguenti sintomi:

  1. Compromissione cognitiva. Problemi di memoria e capacità di pensiero sono peggiorati dallo sforzo, dallo stress o dal tempo.
  2. Intolleranza ortostatica. Consiste nel peggioramento dei sintomi quando si assume e si mantiene una postura eretta.
    I sintomi vengono invece migliorati, anche se non necessariamente eliminati, sdraiandosi o sollevando i piedi.

Come abbiamo visto, dinanzi al sospetto di una sindrome da stanchezza cronica, il medico dovrà prima di tutto escludere altre cause responsabili di stanchezza cronica.

A tal proposito, potrebbe prescrivere vari esami, come emocromo completo, altre analisi del sangue, come creatinchinasi, proteina C reattiva, TSH ed ormoni tiroidei T3 e T4, immunoglobuline specifiche per identificare infezioni virali e allergie.

Non esistono esami del sangue o strumentali che possano essere utilizzati come marker diagnostici. La sindrome da stanchezza cronica viene quindi diagnosticata in base ai sintomi e alla mancanza di un’altra spiegazione.

Sintomi

La stanchezza cronica è il sintomo principale, ma non esclusivo, dell’encefalite mialgica.

Si tratta in particolare di una stanchezza a lungo termine, grave e invalidante, che influenza le funzioni mentali e fisiche.

L’affaticamento dovrebbe essere presente per un minimo di 6 mesi e dovrebbe interessare il paziente più del 50% del tempo.

Questa grave spossatezza non è causata da sforzi fisici o mentali, ma si aggrava in seguito ad essi e permane per più di un giorno fino ad alcune settimane.

La stanchezza cronica risulta accompagnata da problemi del sonno, ai quali in molti casi si aggiungono altri sintomi o disturbi come:

  • mialgie (dolori muscolari),
  • dolore in più articolazioni,
  • ansia e alterazioni dell’umore,
  • mal di testa,
  • disturbi del sonno,
  • compromissione della memoria,
  • difficoltà di concentrazione,
  • sensazione di battito cardiaco irregolare,
  • sintomi simil-influenzali che possono includere mal di gola, ingrossamento delle ghiandole linfatiche o febbre lieve,
  • iper-sensibilità e intolleranze al caldo, al freddo, al rumore, alla luce, agli odori, a certi cibi o all’alcol.

Cause

In generale, numerosi fattori possono contribuire a periodi occasionali di stanchezza, che possono dipendere da:

  • sonno insufficiente o di cattiva qualità;
  • stress psicofisico;
  • dieta scorretta;
  • sovrallenamento (eccesso di attività fisica senza un recupero adeguato);
  • carenza di ferro e anemia;
  • ipotiroidismo (scarsa funzione della tiroide);
  • carenza di vitamina D;
  • carenza di vitamina B12;
  • bassi livelli di testosterone;
  • abuso di alcool o droghe;
  • assunzione eccessiva di caffeina;
  • uso di certi farmaci come antidepressivi o sedativi;
  • infezioni stagionali, come raffreddore e influenza.

Tuttavia, come abbiamo visto, la sindrome da stanchezza cronica è un disturbo ben più severo rispetto alla spossatezza occasionale e non può essere ricondotta a una causa ben precisa.

Le teorie sulle cause di origine della CFS abbondano e coinvolgono infezioni, sistema immunitario e genetica, che possono influenzarsi in una complessa interazione.

In molti casi, prima dello sviluppo dei sintomi della CFS i pazienti segnalano di aver subìto malattie gravi, interventi chirurgici, incidenti e/o traumi fisici e psicologici o emotivi 4.

Molti esperti ritengono che la sindrome da stanchezza cronica possa essere innescata da mutazioni genetiche, combinate con l’esposizione a determinati virus o tossine 5, 6.

Genetica

Lo studio della storia familiare, ha mostrato tassi significativamente più alti di sindrome da stanchezza cronica nei membri delle stesse famiglie.

Anche gli studi sui gemelli hanno mostrato una maggiore predisposizione genetica e familiare alla condizione.

Sono anche stati identificati legami tra sindrome da stanchezza cronica e variazioni genetiche specifiche, che influenzerebbero il metabolismo e le risposte immunitarie.

Infezioni

Si ipotizza che varie malattie infettive siano coinvolte nella sindrome da stanchezza cronica.

Tra queste rientrano il virus Epstein-Barr (EBV), l’herpes virus umano (HHV-6) e il parvovirus umano B19.

Si ipotizza, in particolare, che queste o altre infezioni virali come la mononucleosi infettiva inneschino l’inizio del processo patologico in alcuni pazienti.

Alterazioni del sistema immunitario

Diversi studi hanno mostrato alterazioni nel numero o nel funzionamento di vari attori del sistema immunitario, come cellule natural killer (NK), interleuchine, anticorpi (immunoglobuline) e cellule T.

Si potrebbe ad esempio notare una risposta insufficiente verso determinati antigeni ed eccessiva verso altri.

Spesso, è presente una condizione proinfiammatoria di base. Inoltre, si può osservare un’evidenza di infiammazione al cervello, da cui il termine encefalomielite mialgica.

Alcuni studi hanno anche rilevato autoanticorpi contro alcuni neurotrasmettitori e neuroni, che sembrano alterare la risposta dei neurotrasmettitori, il sono e la neurocognizione.

Trattamento

Non essendoci una causa ben definita, il trattamento della sindrome da stanchezza cronica è da considerarsi palliativo.

In generale, le varie terapie mirano a modificare lo stile di vita del paziente e ad alleviare i sintomi con farmaci e terapie.

Approcci non Farmacologici

Poiché la sindrome da stanchezza cronica risulta spesso pesante sul piano psicologico e si autoalimenta con lo stress, alcuni pazienti traggono beneficio dal counseling, dai gruppi di supporto e dalle tecniche di riduzione dello stress.

Le modalità di trattamento primarie sono la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e la terapia con esercizi graduali (GET).

La terapia con esercizi graduali ha lo scopo di migliorare i sintomi e la salute generale del paziente. Prevede di iniziare con bassi livelli di esercizio e aumentare gradualmente la quantità e l’intensità degli sforzi 7.

Durante le sessioni di terapia cognitivo-comportamentale, il terapeuta sottolinea il ruolo del processo di pensiero e il suo impatto sulle azioni e sui sentimenti del paziente. Insegna inoltre a riconoscere i comportamenti che peggiorano la propria condizione e come evitarli o minimizzarli.

Oltre alla terapia cognitivo comportamentale e al supporto emotivo, il medico potrebbe suggerire cambiamenti nella dieta e medicine alternative, come yoga e agopuntura.

In generale, può essere utile qualsiasi trattamento che porti il paziente ad assumere un atteggiamento positivo nei confronti della propria condizione, anche se privo di attività terapeutica intrinseca (effetto placebo).

Dieta e Integratori

Non ci sono prove concrete che determinate diete o integratori abbiano efficacia terapeutica nella sindrome da stanchezza cronica.

Tuttavia, diversi alimenti (ad esempio i cibi antiossidanti e antinfiammatori) e integratori alimentari possono essere utili per aumentare i livelli di energia nelle persone sane e, presumibilmente, anche in quelle con sindrome da stanchezza cronica.

Revisioni sistemiche degli studi che hanno utilizzato acidi grassi essenziali, magnesio, acetil-l-carnitina, vitamina B12 e antiossidanti hanno mostrato solo una risposta parziale e richiedono ulteriori studi per stabilire una relazione definitiva 8.

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Farmaci

In base alle caratteristiche del paziente e al suo quadro clinico, la terapia farmacologica prescritta dal medico può includere:

  • Melatonina o Farmaci per l’insonnia (come difenidramina, doxilamina, zolpidem, clonazepam ecc.)
  • Farmaci antidolorifici e antinfiammatori sistemici, come ibuprofene e naprossene; i farmaci oppioidi creano dipendenza, quindi vengono utilizzati solo per casi molto gravi e per la durata più breve possibile; anche i cortisonici sono sconsigliati come trattamenti a lungo termine;
  • Preparati antidolorifici topici (come quelli a base di capsaicina, canfora e mentolo);
  • Farmaci antidepressivi;
  • Farmaci ansiolitici;
  • Terapie antivirali;
  • Rintatolimod: farmaco immunomodulatore e antivirale recentemente approvato per il trattamento della sindrome da stanchezza cronica 9.

Trapianto di microbiota

Questo trattamento medico – noto anche come batterioterapia fecale – prevede il trasferimento di feci da un donatore sano (spesso un parente) nell’intestino di un paziente.

Lo scopo di questa procedura è quella di instaurare un microbiota intestinale sano e funzionale.

In effetti, l’alterazione della flora microbica intestinale è stata ipotizzata come una delle cause all’origine della sindrome da stanchezza cronica.

Numerosi studi negli ultimi anni hanno dimostrato un significativo sollievo dai sintomi in questi pazienti dopo il trasferimento del microbiota fecale, fornendo alcune promettenti intuizioni terapeutiche 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16.

Anche se attualmente c’è stato un certo successo con questa tecnica, è ancora troppo presto per raccomandarla come soluzione terapeutica.

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