INDICE ARTICOLO
Prima o Dopo i Pasti?
La vitamina D è essenziale per la buona salute dell’organismo.
Svolge infatti un ruolo importante nella funzione immunitaria, nella salute delle ossa, nella prevenzione del cancro e in molte altre funzioni corporee 1, 2, 3.
La vitamina D è una vitamina liposolubile, ovvero affine ai grassi. Per questo motivo, si consiglia di assumerla ai pasti, oppure insieme a una piccola fonte di grassi (ad esempio un cucchiaio di olio di oliva, 10 grammi di burro o una manciata di frutta secca).
La vitamina D è una vitamina incredibilmente importante, ma si trova in pochissimi alimenti ed è difficile da ottenere con la sola dieta.
In compenso, può essere sintetizzata dalla pelle in seguito all’esposizione solare, che tuttavia per molti soggetti risulta insufficiente.
Pertanto, un’ampia percentuale della popolazione presenta bassi livelli di vitamina D, che possono essere facilmente corretti mediante appositi farmaci o integratori.
A seconda dei casi, il medico potrebbe consigliare assunzioni giornaliere oppure singoli boli (megadosi) settimanali o mensili di vitamina D.
Quantità di grassi ottimale
In uno studio, i ricercatori hanno dimostrato che l’assunzione insieme a 11 grammi di lipidi porta o a un assorbimento del 16% e del 20% superiore rispetto a 35 grammi o zero grammi di grassi 5.
Tuttavia, si tratta probabilmente di un aspetto poco rilevante. Nello stesso studio, infatti, gli incrementi di vitamina D nel sangue dopo 30 e 90 giorni di integrazione non differivano significativamente nei tre gruppi.
Un altro limite di questo studio riguarda l’assunzione di un bolo mensile da 50.000 UI di vitamina D, mentre la maggior parte delle persone assume questa vitamina giornalmente a dosi inferiori.
La vitamina D sembra essere meglio assorbita quando assunta con una quantità di grassi da bassa a moderata. L’assenza o l’eccesso di grassi può quindi essere controproducente.
In uno studio successivo, la stessa megadose di vitamina D è stata assorbita in misura del 32% superiore quando assunta insieme a 30 grammi di grassi (rispetto all’assenza di grassi) 6.
Lo studio ha anche dimostrato che il tipo di grassi assunti (polinsaturi o monoinsaturi) non influisce sull’assorbimento percentuale della vitamina D.
Le persone con problemi intestinali che influenzano l’assorbimento dei grassi (es. insufficienza pancreatica o epatica) possono avere difficoltà ad assorbire la vitamina D.
Riserve di Vitamina D e Tossicità
Le vitamine liposolubili (A, D, E, K) possiedono due caratteristiche principali:- vengono meglio assorbite insieme a un pasto contenente grassi;
- possono essere stoccate in misura importante nel corpo.
La possibilità di accumulare riserve di vitamina D implica che:
- non è necessario assumere quotidianamente questa vitamina; una vacanza al mare, ad esempio, grazie alla sintesi cutanea indotta dai raggi UVB, permette di produrre e accumulare una quantità di vitamina D sufficiente per numerose settimane;
- il sovradosaggio ripetuto di vitamina D può creare tossicità, con sintomi che permangono a lungo;
- nei soggetti obesi, l’eccesso di adipe sequestra molta vitamina D; di conseguenza, questi soggetti mostrano spesso bassi livelli di vitamina D nel sangue.
Gli esperti non ritengono che un’eccessiva esposizione al sole possa provocare una tossicità da vitamina D 7. Tuttavia, l’uso frequente di lampade abbronzanti può portare a livelli di 25(OH)D ben superiori alla soglia di tossicità 8, 9.
La tossicità della vitamina D è più spesso causata dall’eccessiva assunzione di farmaci o integratori di vitamina D, su base volontaria o involontaria.
L’intossicazione acuta può portare a ipercalcemia acuta che può causare confusione, anoressia, vomito, poliuria, polidipsia e debolezza muscolare. L’intossicazione cronica, invece, può portare a nefrocalcinosi e dolore osseo.
La vitamina D è una vitamina liposolubile, quindi la tossicità è possibile, anche se raramente rilevata. Scopri di più sugli effetti collaterali della vitamina D »
Quando Serve Prenderla?
Carenza di Vitamina D
È stato stimato che dal 20 all’80% delle persone negli Stati Uniti, Canada, Messico, Europa, Medio Oriente e Asia presentano una carenza di vitamina D 10, 11, 12.
Uno studio ha stimato che circa il 28,8% delle donne e il 13,6% degli uomini italiani di età superiore a 65 anni mostrava una carenza di vitamina D, mentre i suoi livelli erano insufficienti nel 74,9% delle donne e nel 51,0% degli uomini 13.
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Come Capire se si è Carenti
La carenza di vitamina D è molto comune; la sua incidenza aumenta con l’età ed è più frequente nei soggetti con pelle scura, in quelli che non si espongono al sole, nei vegani e nei soggetti obesi o in sovrappeso.
L’insufficienza o carenza di vitamina D si stabilisce con un semplice esame del sangue, misurando e valutando i livelli ematici di 25(OH)D.
Interpretazione dei livelli ematici di 25(OH)D 14 | ||
Definizione | nmol/l* | ng/ml* |
Carenza grave | < 12,5 | < 5 |
Carenza moderata | < 25 | < 10 |
Carenza lieve | < 50 | < 20 |
Insufficienza* | 50-75 | 20-30 |
Sebbene non si possa parlare di vera e propria carenza, valori di vitamina D inferiori a 30 ng/ml sono considerati insufficienti, perché associati a una lunga lista di malattie croniche 15.
I livelli ottimali di vitamina D a cui ambire sono ancora controversi e gli intervalli suggeriti variano in base agli studi.
Alcune ricerche suggeriscono che livelli ematici di 25(OH)D compresi tra 30 ng/ml e 60 ng/ml sono associati a minori rischi di esiti avversi per la salute, comprese malattie cardiovascolari, tumori e malattie infettive o autoimmuni 16.
Benefici della Vitamina D
Gravi carenze di vitamina D sono piuttosto rare nei Paesi industrializzati. Quando si presentano, determinano un impoverimento minerale delle ossa, provocando una condizione nota come rachitismo nei bambini e osteomalacia negli adulti.
La carenza è anche collegata all’osteoporosi, alla ridotta densità minerale ossea e all’aumentato rischio di cadute e fratture negli anziani 17.
Carenze lievi e insufficienze sono invece molto più comuni e difficili da individuare sul piano sintomatologico.
Possono infatti essere accompagnate da sintomi lievi, sfumati e difficilmente riconoscibili, come dolori muscolari, debolezza e scarsa efficienza fisica.
Tuttavia, anche se non determina sintomi importanti, la carenza subclinica di vitamina D è stata associata a condizioni di salute sfavorevoli.
Una meta-analisi di 18 studi RCT su oltre 57.000 soggetti ha rilevato che l’assunzione di integratori di vitamina D ha ridotto in media del 7% i tassi di mortalità totale 18.
In generale, bassi livelli di vitamina D sono associati a:
- aumento generalizzato della mortalità 19;
- maggiore frequenza di infezioni del tratto respiratorio, come raffreddore, bronchite e polmonite 20, 21;
- aumentato rischio di cancro (in particolare cancro al colon, prostata e seno) 22;
- aumentato rischio di malattie cardiovascolari (ipertensione, attacchi di cuore, malattia arteriosa periferica e ictus) 23;
- affaticamento cronico, con grave effetto negativo sulla qualità della vita 24, 25;
- dolore alle ossa e dolore lombare cronico (dolore alla bassa schiena) 26, 27, 28;
- umore basso e depressione 29, 30;
- bassa densità minerale ossea 31;
- dolore muscolare nei bambini e negli adulti 32, 33, 34;
- aumentato rischio di alopecia areata 35, 36, 37;
- diabete di tipo 1 e tipo 2 38;
- aumentato rischio di parodontite (malattia dei tessuti di sostegno del dente) 39;
- aumentato rischio di preeclampsia 40;
- aumentato rischio di asma 41;
- maggiore incidenza di malattie autoimmuni (come artrite reumatoide, malattie infiammatorie intestinali, lupus, sclerosi multipla, problemi alla tiroide, e diabete di tipo 1) 42;
- diminuzione della fertilità 43;
- rallentata guarigione delle ferite 44.
Va comunque precisato che, a parte alcune eccezioni, non è stato dimostrato che l’integrazione di vitamina D possa migliorare, prevenire o ridurre il rischio di sviluppare queste malattie, soprattutto quando manca una carenza specifica.
Inoltre, occorre comprendere che si tratta di semplici associazioni. In altri termini, nonostante la vitamina D bassa sia correlata alle suddette malattie, non necessariamente ne rappresenta la causa.
Quale Vitamina D Prendere
In commercio, sono disponibili diverse tipologie di vitamina D.
L’integrazione può ad esempio essere eseguita con:
- colecalciferolo (vitamina D3),
- ergocalciferolo (vitamina D2),
- calcifediolo [25(OH)D] o vitamina D parzialmente attivata,
- calcitriolo o vitamina D attivata.
Tra tutte, la forma più utilizzata e studiata è la vitamina D3.
Vitamina D3 o D2?
È stato riportato che le vitamine D2 e D3 mostrano risposte identiche nel corpo e hanno un’analoga capacità di curare il rachitismo da carenza di vitamina D 45, 46.
La vitamina D3 ha tuttavia dimostrato di essere più efficace nel raggiungere livelli ottimali di 25-idrossivitamina D nel sangue, rendendola il trattamento di scelta 47, 48.
Ad esempio, uno studio di 25 settimane ha riscontrato che l’integrazione giornaliera di 1.000 UI di vitamina D3 iniziata alla fine dell’estate è risultata più efficace della stessa dose di vitamina D2 nel mantenere adeguate concentrazioni di 25(OH)D nel sangue durante i mesi autunnali e invernali 49.
Altre Forme di Vitamina D
Il calcifediolo o calcidiolo [25(OH)D] mostra un elevato assorbimento intestinale (3-5 volte maggiore rispetto alla vitamina D3); pertanto, il dosaggio di calcifediolo dev’essere aggiustato a circa un terzo della dose di vitamina D3.
Il calcifediolo può pertanto essere preso in considerazione nei pazienti con malassorbimento dei grassi o grave malattia del fegato.
Il calcitriolo è la forma attiva in cui fegato e reni trasformano la vitamina D introdotta con la dieta e prodotta dalla cute. Disfunzioni di questi organi possono pertanto determinare carenze di vitamina D.
Il calcitriolo dev’essere quindi preso in considerazione quando la carenza di vitamina D persiste nonostante il trattamento orale con vitamina D2 e/ o D3.
In questi casi, il livello sierico di calcio dev’essere attentamente monitorato, a causa di un aumentato rischio di ipercalcemia associato all’integrazione di calcitriolo.
Quanta Vitamina D Prendere
Prevenzione della carenza
Ogni giorno, un adulto ha mediamente bisogno di una quantità di vitamina D che varia da 1.500 UI (adulti sani) a 2.300 UI (anziani con basso apporto di calcio) 50.
Considerando che pochissimi alimenti contengono vitamina D e che in Italia, in media, la dieta fornisce circa 300 UI di vitamina D al giorno, il contributo della sintesi cutanea risulta fondamentale 50.
La seguente tabella riporta il contenuto di vitamina D in alcune delle migliori fonti alimentari di questa vitamina 51.
Cibo | Quantità | % DV |
Olio di fegato di merluzzo, 1 cucchiaio (15 ml) | 1.360 UI/34 mcg | 227% |
Salmone, cotto, 3 once (85 grammi) | 447 UI/11 mcg | 75% |
Tonno, in scatola in acqua, 3 once (85 grammi) | 154 UI/4 mcg | 26% |
Fegato di manzo, cotto, 3 once (85 grammi) | 42 UI/1 mcg | 7% |
1 uovo intero grande (D si trova nel tuorlo) | 41 UI/1 mcg | 7% |
1 sarda, in scatola sott’olio, scolata | 23 UI/0,6 mcg | 4% |
* DV = valore giornaliero, fissato a 600UI |
Gli adulti di età inferiore a 65 anni che non sono esposti al sole per tutto l’anno dovrebbero assumere almeno da 600 a 800 UI di vitamina D3 al giorno per prevenire la carenza 52.
Gli anziani di età pari o superiore a 65 anni dovrebbero assumere da 800 a 1000 unità internazionali di vitamina D3 al giorno per prevenire carenze e ridurre il rischio di fratture e cadute 52.
Secondo la società Italiana per l’osteoporosi, in Italia i soggetti senza un’efficace esposizione al sole dovrebbero essere integrati con una dose superiore di vitamina D, che va da 1.200 UI (adulti sani) a 2.000 UI (anziani con basso apporto di calcio) 50, 53.
In generale, la ricerca 54, 55, 56 mostra che:
- assumere 1.000 UI (25 mcg) di vitamina D al giorno aiuterebbe il 50% delle persone a raggiungere un livello ematico di 25(OH)D di 33 ng/ml (82,4 nmol/l);
- assumere 2.000 UI (50 mcg) di vitamina D al giorno aiuterebbe quasi tutti a raggiungere un livello ematico di 25(OH)D di 33 ng/ml (82,4 nmol/l).
Correzione della carenza di vitamina D
La quantità di vitamina D necessaria per trattare la carenza dipende in gran parte dall’entità di tale carenza e dai fattori di rischio sottostanti.
Nella fase iniziale, il medico potrebbe raccomandare dosaggi elevati per correggere rapidamente il deficit di vitamina D.
Approccio generale
Si può prendere in considerazione l’integrazione iniziale per 8 settimane con vitamina D3 a dosi di 6.000 UI al giorno o 50.000 UI settimanali.
Una volta che il livello sierico di 25-idrossivitamina D supera i 30 ng/ml, si raccomanda una dose di mantenimento giornaliera da 1.000 a 2.000 UI 57.
Pazienti ad alto Rischio di Carenza
Negli adulti ad alto rischio che sono carenti di vitamina D (afroamericani, ispanici, obesi, che assumono alcuni farmaci, sindrome da malassorbimento) può essere necessaria un’integrazione iniziale con vitamina D3 a 10.000 UI al giorno.
Una volta che il livello sierico di 25-idrossivitamina D supera i 30 ng/ml, si raccomanda una dose di mantenimento da 3.000 a 6.000 UI/giorno 52.
Bambini e Neonati
I bambini che sono carenti di vitamina D richiedono 2000 UI/giorno di vitamina D3 o 50.000 UI di vitamina D3 una volta alla settimana per 6 settimane.
Quando il livello sierico di 25 (OH) D supera i 30 ng/ml, si raccomanda un trattamento di mantenimento di 1.000 UI/giorno.
Secondo l’American Academy of Pediatrics, i neonati allattati al seno e i bambini che assumono meno di 1 litro di latte arricchito con vitamina D necessitano 400 UI di vitamina D supplementare al giorno 52.
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