INDICE ARTICOLO
Che Cos’è
La vitamina D bassa è una condizione molto comune, soprattutto (ma non solo) negli anziani e nei soggetti obesi.
Si instaura quando la concentrazione di vitamina D nel sangue scende al di sotto dei livelli di normalità, sconfinando nell’intervallo di insufficienza o carenza.
Il medico può prescrivere il dosaggio della vitamina D nel sangue per determinare se:
- il paziente ha una carenza di vitamina D;
- il trattamento per correggere tale carenza sta funzionando.
La carenza di vitamina D viene generalmente trattata con integratori o farmaci a base di questa vitamina.
Il medico potrebbe anche suggerire un’integrazione di calcio, fosforo e magnesio, o prescrivere ulteriori esami per valutare la salute del fegato, dei reni e delle ossa.
Quanto è comune?
Come anticipato, la vitamina D bassa è una condizione estremamente comune.
È stato stimato che dal 20 all’80% delle persone negli Stati Uniti, Canada, Messico, Europa, Medio Oriente e Asia presentano una carenza di vitamina D 1, 2, 3.
Per quanto riguarda il Bel Paese, uno studio ha osservato che il 76% delle donne italiane di età superiore a 70 anni presenta una grave carenza di vitamina D (< 12 ng/ml) alla fine dell’inverno 4. Nei soggetti istituzionalizzati o con patologie sottostanti, la condizione era ancora più comune.
Secondo un altro studio, quasi la metà dei bambini obesi italiani presenta una bassa concentrazione di vitamina D nel sangue 5.
Valori Normali e Carenza
Tramite un semplice esame del sangue, è possibile misurare la concentrazione della vitamina D nel sangue.
Nello specifico, questo test misura i livelli di 25-idrossivitamina D [altrimenti nota come calcifediolo o 25(OH)D], che viene prodotta dal fegato a partire dalla vitamina D assunta con la dieta o sintetizzata nella pelle.
Il valore di 25(OH)D misurato nel campione ematico viene quindi interpretato dal medico secondo dei parametri di riferimento.
Attualmente, non c’è un grosso consenso sui valori di cutoff per definire gli stati di normalità, insufficienza e carenza di vitamina D, che possono variare a seconda delle Autorità e dei laboratori.
Ad ogni modo, i valori riportati nella seguente tabella sono stati usati in molti degli studi da noi analizzati.
Interpretazione dei livelli ematici di 25(OH)D, 25-idrossivitamina D o calcifediolo. | ||
Definizione | nmol/l* | ng/ml* |
Carenza (Vitamina D Molto Bassa) | < 50 | < 20 |
Insufficienza (Vitamina D Bassa) | 50-75 | 20-30 |
Eccesso | >250 | >100 |
Intossicazione | > 375 | >150 |
*1 ng/ml corrisponde a 2,5 nmol/l |
In base ai suddetti riferimenti, si parla di vitamina D bassa quando i valori di 25(OH)D scendono al di sotto delle 75 nmol/l o dei 30 ng/ml.
Sebbene non si possa parlare di vera e propria carenza, valori di vitamina D inferiori a 30 ng/ml sono stati associati a una lunga lista di malattie croniche 6.
Altre fonti, come l’Istituto di medicina statunitense, adottano intervalli di riferimento diversi, che riportiamo nella tabella sottostante 7.
Concentrazioni sieriche di 25-idrossivitamina D [25(OH)D] e salute | ||
nmol/l | ng/ml | Stato di salute |
<30 | <12 | Carenza di Vitamina D: associata a rachitismo nei neonati e nei bambini, e all’osteomalacia negli adulti |
30-50 | 12-20 | Insufficienza o Inadeguatezza: i livelli di vitamina D sono leggermente bassi e considerati inadeguati per l’ottimale salute delle ossa e la salute generale di individui sani |
≥50 | ≥20 | Valore adeguato di vitamina D: Generalmente considerato adeguato per le ossa e la salute generale di individui sani. |
75-100 | 30-40 | Valore ottimale di vitamina D: i livelli ottimali di vitamina D sono ancora controversi e gli intervalli suggeriti variano in base agli studi. Alcune ricerche suggeriscono che livelli ematici di 25(OH)D compresi tra 30 ng/ml e 60 ng/ml sono associati a minori rischi di esiti avversi per la salute, comprese malattie cardiovascolari, tumori e malattie autoimmuni 8. |
> 125 | > 50 | Eccesso di vitamina D: evidenze emergenti collegano potenziali effetti avversi da eccesso di vitamina D, in particolare per livelli superiori a 150 nmol/l (>60 ng/ml) |
L’associazione italiana degli endocrinologi clinici (AME) 9 raccomanda di mantenere i livelli di 25(OH)D al di sopra sei 30ng/ml (75 nmol/L) nei soggetti:
- con osteopenia, osteoporosi o fratture da fragilità;
- in trattamento per l’osteoporosi;
- che appartengono a categorie a rischio (vedi oltre).
Cause
Le cause della vitamina D bassa vanno ricercate in:
- ridotta esposizione solare;
- carenza alimentare;
- ridotta efficienza epatica e/o renale.
Ricordiamo, a tal proposito, che la principale fonte di vitamina D per il corpo umano non è la dieta, ma l’esposizione alla luce solare.
Pochi alimenti in natura contengono vitamina D. Le principali fonti alimentari sono il pesce grasso (salmone, tonno, sgombro, sardine), olio di fegato di merluzzo, fegato di manzo, tuorli d’uovo, formaggi e alcuni funghi.
La vitamina D sintetizzata nella pelle, oltre a quella contenuta negli alimenti, risulta biologicamente inattiva e dev’essere elaborata dall’organismo, prima nel fegato e successivamente nei reni. Pertanto, è fondamentale che questi organi funzionino adeguatamente.
Fattori di Rischio
Numerosi fattori di rischio possono determinare una vitamina D bassa nel sangue.
L’individuazione di questi fattori di rischio può quindi indurre il medico a prescrivere un esame per misurare i livelli di vitamina D nel sangue:
- Età avanzata;
- Obesità;
- Scarsa esposizione alla luce solare, più probabile durante l’inverno e l’inizio della primavera e se:
- si vive lontano dall’equatore dove c’è poco sole tutto l’anno;
- si vive in una zona con alti livelli di inquinamento atmosferico o una fitta nuvolosità;
- si usa costantemente la protezione solare;
- ci si copre con cappelli e vestiti quando ci si espone al sole;
- si eseguono lavori in ambienti chiusi o si lavora di notte;
- Carnagione scura;
- Difficoltà ad assorbire i grassi nella dieta; questo può dipendere da numerose condizioni, come:
- celiachia;
- fibrosi cistica;
- ostruzione biliare;
- pancreatite cronica;
- malattia infiammatoria intestinale come il morbo di Crohn;
- intervento chirurgico di bypass gastrico e altri interventi di chirurgia bariatrica;
- uso di farmaci che legano gli acidi biliari (come la colestiramina);
- Allattamento esclusivo al seno nei bambini;
- Donne in gravidanza e in allattamento;
- Malattia renale cronica;
- Insufficienza epatica;
- Iperparatiroidismo;
- Assunzione di farmaci che interferiscono con il metabolismo della vitamina D (farmaci antiepilettici, glucocorticoidi, farmaci contro l’AIDS, antimicotici, colestiramina).
Sintomi e Conseguenze
La carenza di vitamina D è una condizione molto diffusa nella popolazione generale. Tuttavia, nella maggior parte dei casi si tratta di una carenza subclinica, ovvero priva di sintomi e manifestazioni evidenti.
Questo, comunque, non significa che la carenza di vitamina D sia innocua; al contrario, è un problema rilevante di salute pubblica.
Vitamina D Molto Bassa
Le carenze più gravi di vitamina D (livelli di 25(OH)D inferiori a 20 ng/ml) indeboliscono le ossa, causando una condizione nota come rachitismo nei bambini e osteomalacia negli adulti.
Bassi livelli di vitamina D favoriscono inoltre l’osteoporosi e le fratture ossee negli anziani, riducendo anche l’efficacia dei farmaci per l’osteoporosi.
Vitamina D Bassa
Carenze lievi o moderate di vitamina D (le cosiddette insufficienze) possono essere accompagnate da sintomi lievi, sfumati e difficilmente riconoscibili, come dolori muscolari, debolezza e scarsa efficienza fisica.
Inoltre, studi clinici e osservazionali hanno trovato una relazione tra carenza di vitamina D e:
- aumento generalizzato della mortalità 10;
- maggiore frequenza di infezioni del tratto respiratorio, come raffreddore, bronchite e polmonite 11, 12;
- aumentato rischio di cancro (in particolare cancro al colon, prostata e seno) 13;
- aumentato rischio di malattie cardiovascolari (ipertensione, attacchi di cuore, malattia arteriosa periferica e ictus) 14;
- affaticamento cronico, con grave effetto negativo sulla qualità della vita 15, 16;
- dolore alle ossa e dolore lombare cronico (dolore alla bassa schiena) 17, 18, 19;
- umore basso e depressione 20, 21;
- bassa densità minerale ossea 22;
- dolore muscolare nei bambini e negli adulti 23, 24, 25;
- aumentato rischio di alopecia areata 26, 27, 28;
- diabete di tipo 1 e tipo 2 29;
- aumentato rischio di parodontite (malattia dei tessuti di sostegno del dente) 30;
- aumentato rischio di preeclampsia 31;
- aumentato rischio di asma 32;
- maggiore incidenza di malattie autoimmuni (come artrite reumatoide, malattie infiammatorie intestinali, lupus, sclerosi multipla, problemi alla tiroide, e diabete di tipo 1) 33;
- diminuzione della fertilità 34;
- rallentata guarigione delle ferite 35.
Tuttavia, a parte alcune eccezioni, non è stato dimostrato che l’integrazione di vitamina D possa migliorare, prevenire o ridurre il rischio di sviluppare queste malattie, soprattutto quando manca una carenza specifica.
Inoltre, occorre comprendere che si tratta di semplici associazioni. In altri termini, nonostante la vitamina D bassa sia correlata alle suddette malattie, non necessariamente ne rappresenta la causa.
Cosa Fare?
Quando gli esami del sangue indicano che la vitamina D è bassa, il medico potrebbe raccomandare:
- l’assunzione di un farmaco o un integratore a base di vitamina D;
- il monitoraggio periodico dei valori di vitamina D nel sangue;
- ulteriori esami di approfondimento, per valutare ad esempio la salute del fegato, dei reni e delle ossa;
- una sana esposizione solare.
Dosi di Vitamina D
Per correggere la vitamina D bassa, il medico stabilirà un dosaggio di integrazione sulla base di diversi fattori, come gravità della carenza, peso corporeo, età del paziente e necessità di una rapida normalizzazione dei livelli ematici.
A livello indicativo, il medico potrebbe suggerire 9:
- per la correzione di insufficienze e carenze di vitamina D: una dose giornaliera di 5.000 UI per 8 settimane, oppure in alternativa un bolo di 50.000 UI una volta alla settimana per 8 settimane;
- per il mantenimento della sufficienza: una dose giornaliera di 2.000 UI oppure 50.000 UI due volte al mese.
I dati provenienti da studi sull’integrazione indicano che gli adulti che vivono a latitudini temperate richiedono un’assunzione di vitamina D di almeno 800-1000 UI al giorno per raggiungere concentrazioni sieriche di 25-idrossivitamina D di almeno 30 ng/ml (75 nmol/l) 36.
Quanto Esporsi al Sole?
Secondo quanto suggerito dalle linee guida, nel nostro Paese i tempi di esposizione al sole consigliati per la salute delle ossa, sarebbero pari a:
- 5-10 minuti, quasi ogni giorno d’estate, a metà mattina o a metà pomeriggio (d’estate le ore centrali sarebbero da evitare per l’effetto dannoso dei raggi UV sulla salute cutanea);
- 7-30 minuti (secondo la latitudine) d’inverno, quasi ogni giorno durante le ore centrali (intorno a mezzogiorno).
E’ stato stimato che durante la primavera, l’estate e l’autunno, a 42 gradi di latitudine nord (Roma), 15 minuti di esposizione solare giornaliera su mani, braccia e viso intorno a mezzogiorno forniscano, durante la primavera, l’estate e l’autunno, 1.000 UI di vitamina D al giorno a una persona dalla pelle chiara 37.
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