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Magazine X115 X115 Carenza di Vitamina D | Cause, Sintomi, Esami | Cosa Fare?

Carenza di Vitamina D | Cause, Sintomi, Esami | Cosa Fare?

  • 18 minuti

Carenza di Vitamina D

La carenza di vitamina D è una condizione molto diffusa, non solo in Italia ma in moltissimi Paesi del mondo.

È stato stimato che dal 20 all’80% delle persone negli Stati Uniti, Canada, Messico, Europa, Medio Oriente e Asia hanno una carenza di vitamina D 2, 3, 4.

Pochissimi alimenti in natura contengono vitamina D.

Le principali fonti alimentari sono il pesce grasso (salmone, tonno, sgombro, sardine), olio di fegato di merluzzo, fegato di manzo, tuorli d’uovo, formaggi e alcuni funghi.

Pertanto, la principale fonte di vitamina D per il corpo umano non è la dieta, ma l’esposizione alla luce solare.

Di conseguenza, la maggior parte dei casi di carenza di vitamina D non dipende da una dieta povera, ma dalla mancanza di esposizione solare 1.

Molti fattori possono contribuire alla carenza di vitamina D. Alcuni di questi includono l’esposizione al sole inadeguata, disturbi intestinali, malattie del fegato, malattie renali, diete vegane rigorose, obesità e alcuni farmaci.

Carenza di Vitamina D Infografica

Tieni presente che Vitamina C Suprema ® non è primariamente un integratore di vitamina D. Pertanto, per evitare rischi di sovradosaggio, i livelli di questa vitamina sono stati mantenuti a livelli moderati (800 UI per 2 bustine), utili per il benessere generale ma insufficienti per colmare gravi carenze.

Quanto è Diffusa

Secondo uno studio 5, il 41,6% degli adulti negli Stati Uniti presenta una carenza di vitamina D; questa percentuale sale ulteriormente al 69,2% negli ispanici e all’82,1% negli afro-americani.

In ogni caso, la percentuale di popolazione stimata per avere una carenza di vitamina D varia in base alla soglia utilizzata per definire tale carenza.

Percentuale di Popolazione statunitense Carente Definizione di carenza
69,5% 25(OH)D inferiore a 30 ng/ml 6
77% 25(OH)D inferiore a 30 ng/ml 7
36% 25(OH)D inferiore a 20 ng/ml 7
6% 25(OH)D inferiore a 10 ng/ml 7

Analisi del Sangue

Tramite un semplice esame del sangue, è possibile misurare la concentrazione della vitamina D "attivata" nel sangue. Tale valore viene quindi interpretato secondo dei parametri di riferimento.

I valori di cutoff per definire gli stati di insufficienza e carenza variano leggermente a seconda degli studi, e quelli riportati in tabella sono stati usati da molti studi.

Interpretazione dei livelli ematici di 25(OH)D, 25-idrossivitamina D o calcifediolo
Definizione nmol/L ng/ml
Carenza < 50 < 20
Insufficienza 50-75 20-30
Eccesso >250 >100
Intossicazione > 375 >150

Gli studi suggeriscono che livelli ematici di 25(OH)D compresi tra 30 ng/ml e 60 ng/ml sono associati a minori rischi di esiti avversi per la salute, comprese malattie cardiovascolari, tumori e malattie autoimmuni 74.

Considerando che la vitamina D viene prodotta attraverso la luce solare, i suoi livelli variano anche in base al periodo dell’anno considerato.

In uno studio svedese, circa il 75% dei soggetti presentava un’insufficienza di vitamina D (< 30 ng/ml) per il 75% dell’anno, mentre una persona su due presentava una carenza di vitamina D (< 20 ng/ml) per il 50% dell’anno 8.

Nonostante la bassa latitudine, uno studio in Turchia ha riportato un’insufficienza di vitamina D nel 75% della popolazione (< 30 ng/ml) 9.

Carenza di vitamina D in Italia

Adulti e Anziani

Per quanto riguarda l’Italia, è stato stimato che il 76% delle donne italiane di età superiore a 70 anni presenta una grave carenza di vitamina D (< 12 ng/ml) alla fine dell’inverno 10.

Nei soggetti istituzionalizzati o con patologie sottostanti, la percentuale di soggetti con ipovitaminosi D era ancora maggiore.

In un altro studio su 608 donne giovani e sane, il 30% è risultato carente di vitamina D (<20 ng/ml) 11.

Un altro studio ha stimato che circa il 28,8% delle donne e il 13,6% degli uomini italiani di età superiore a 65 anni aveva una carenza di vitamina D (<25 nmol/l), mentre questa vitamina era insufficiente (<50 nmol/l) nel 74,9% delle donne e nel 51,0% degli uomini 12.

Carenza di Vitamina D nei Bambini

In uno studio su 113 bambini normopeso e 444 bambini obesi (prepuberali e puberali) 13:

  • circa il 70% dei bambini normopeso presentava livelli adeguati (>30 ng/ml);
  • solo il 55% dei bambini obesi aveva livelli adeguati (>30 ng/ml).

Un altro studio pediatrico italiano ha rivelato che il 50% degli adolescenti mostrava livelli di vitamina D adeguati (>30 ng/ml) 14.

Cause

La carenza di vitamina D è spesso legata ai seguenti fattori:

  • ridotta esposizione solare;
  • carenza alimentare;
  • ridotta efficienza epatica e/o renale.

Ridotta esposizione solare

La pelle è in grado di sintetizzare la vitamina D a partire dal colesterolo. Tuttavia, affinché tale sintesi si verifichi, la cute dev’essere esposta a una luce solare sufficientemente intensa.

Secondo uno studio, le persone con carnagione chiara (fototipo II) che vivono a 40° di latitudine (più o meno all’altezza della Basilicata) possono ottenere il fabbisogno annuale di vitamina D trascorrendo 15:

  • circa 15 minuti al sole tra le 11:00 e le 15:00;
  • con viso, braccia e gambe esposti (metà del tempo se in costume da bagno);
  • 2 o 3 volte a settimana;
  • nei mesi da maggio a ottobre.

Le persone che vivono a latitudini superiori (più a nord) e/o con pelle più scura hanno bisogno di tempi di esposizione più lunghi.

Si tenga presente che:

  • a latitudini intorno ai 40 gradi nord, non sono disponibili radiazioni UVB sufficienti per la sintesi della vitamina D da novembre all’inizio di marzo;
  • l’applicazione di creme solari con un fattore SPF di 10 riduce la produzione di vitamina D del 90% 16;
  • la completa copertura nuvolosa riduce l’energia UV del 50%; l’ombra (compresa quella prodotta da un forte inquinamento) la riduce del 60% 17;
  • la radiazione UVB non penetra il vetro, quindi l’esposizione alla luce solare attraverso una finestra non produce vitamina D.

I lavoratori senza un’adeguata esposizione al sole, come i lavoratori interni e i turnisti che lavorano nelle ore notturne (inclusi i professionisti della salute), dovrebbero pertanto essere considerati a rischio di carenza 18.

In Italia, da novembre a marzo l’intensità dei raggi UVB è considerata insufficiente per garantire la sintesi cutanea di vitamina D 19.

Apporto dietetico inadeguato

Il numero di alimenti ricchi di vitamina D è piuttosto esiguo.

L’alimento più ricco di vitamina D è l’olio di fegato di merluzzo, ma anche i pesci, come sgombro, carpa, anguilla, salmone, storione affumicato, trota, pesce spada e tonno forniscono un apporto soddisfacente di questa vitamina.

Il tuorlo d’uovo, alcuni funghi e i cereali per la colazione fortificati forniscono solo una piccola quantità di vitamina D, che viene fornita in minime dosi anche da carne e formaggio.

Le persone che non consumano questi alimenti, come i vegani, hanno un rischio maggiore di sviluppare carenze di vitamina D 20.

Secondo uno studio svolto nel Regno Unito, le concentrazioni plasmatiche di vitamina D erano inferiori nei vegetariani e vegani rispetto ai mangiatori di carne e pesce 21.

Per la sintesi di vitamina D in forma attiva è anche necessario che vi siano adeguati apporti di magnesio con la dieta 20.

Il magnesio abbonda nei cereali integrali e in alimenti come la frutta secca, il cacao, le carni (sia rosse che bianche), le verdure a foglia larga, i latticini e i legumi.

In Italia, la dieta fornisce circa 300 UI di vitamina D al giorno, quindi in inverno, quando l’esposizione al sole è praticamente assente, dovrebbero essere garantiti apporti per 1.200-2.000 UI/giorno 22.

Ridotta efficienza epatica e/o renale

La vitamina D sintetizzata nella pelle, oltre a quella contenuta negli alimenti, risulta biologicamente inattiva e dev’essere elaborata dall’organismo, prima nel fegato e successivamente nei reni.

Nel fegato, la vitamina D viene convertita in calcidiolo (25-idrossivitamina D [25(OH)D]), che rappresenta la principale forma circolante e che viene dosata per valutare lo stato della vitamina 23.

A sua volta, il calcidiolo viene convertito dai reni in calcitriolo (1,25-diidrossi vitamina D [1,25(OH)2D]), che rappresenta la forma attiva della vitamina D 24.

Fattori di Rischio

Avere la pelle scura

Le persone con una carnagione scura sintetizzano meno vitamina D, quando esposte alla luce solare, rispetto a quelle con la pelle chiara.

In generale, un contenuto più elevato di melanina nella pelle riduce la capacità di produrre questa vitamina 25, 7.

Condizioni ambientali

L’intensità della radiazione UVB che raggiunge il suolo è influenzata dalla posizione geografica e dalle condizioni atmosferiche.

La carenza di vitamina D è più probabile:

  • se si vive lontano dall’equatore dove c’è poco sole tutto l’anno;
  • se si vive in una zona con alti livelli di inquinamento atmosferico o una fitta nuvolosità;
  • durante l’inverno e l’inizio della primavera.

Uso della protezione solare

Le pratiche di protezione solare, compresa la limitazione dell’esposizione al sole, l’uso di indumenti e cappelli protettivi e l’applicazione di filtri solari, ostacolano l’esposizione della pelle alla luce del sole, riducendo la sintesi di vitamina D.

Da notare che l’applicazione di una crema solare (2 mg/cm2) con un fattore di protezione solare (SPF) pari a 10, blocca la radiazione UVB del 90% 16.

Stile di abbigliamento nascosto

Le donne mediorientali che indossano un velo e coprono la pelle per motivi religiosi o culturali, hanno un maggiore rischio di essere carenti di vitamina D.

In uno studio su 2.032 donne mediorientali che indossavano un velo o coprivano tutta la pelle per motivi religiosi o culturali, il 96% aveva concentrazioni sieriche di 25(OH)D inferiori a 20 ng/ml, mentre il 60% aveva concentrazioni di vitamina D inferiori a 12 ng/ml 26, 27.

Il rachitismo e l’osteomalacia non sono rari nelle regioni del Medio Oriente e del Nord Africa, dove nonostante la forte irradiazione solare i bambini e le donne coprono la maggior parte o tutta la loro pelle quando sono all’aperto 28.

Età anziana

Gli anziani hanno maggiori probabilità di rimanere in casa o di usare la crema solare, che impedisce la sintesi di vitamina D.

Gli anziani tendono anche ad avere un minore apporto alimentare e un assorbimento inferiore della vitamina D, il che li espone a un rischio maggiore di carenza.

Sovrappeso e Obesità

Una volta che la vitamina D viene sintetizzata nella pelle o ingerita, può essere sequestrata nelle riserve di grasso corporeo, rendendola meno biodisponibile per le persone con massa grassa più elevata.

Sindromi da malassorbimento

Nei pazienti con malattia celiaca, fibrosi cistica, ostruzione biliare e pancreatite cronica, l’assorbimento della vitamina D è ridotto 29, 30.

Anche gli individui che assumono farmaci che legano gli acidi biliari (come la colestiramina) mostrano un ridotto assorbimento della vitamina D 31.

Malattie infiammatorie intestinali

Le persone con una malattia infiammatoria dell’intestino come il morbo di Crohn sembrano avere un maggiore rischio di carenza di vitamina D, specialmente quelle che hanno subìto resezioni intestinali.

Allattamento al seno

Il latte materno è l’alimento preferibile e più completo per il neonato, in grado di apportare tutti gli elementi nutritivi di cui ha bisogno, nelle giuste proporzioni.

Tuttavia, il latte materno contiene circa 5-80 UI di vitamina D per litro e questo espone il neonato a potenziali carenze.

Secondo le attuali raccomandazioni, il neonato allattato al seno dovrebbe ricevere 400 unità internazionali (UI) di vitamina D al giorno, a partire dai primi giorni di vita 32.

Sintomi e Conseguenze

La maggior parte delle persone con carenza di vitamina D è asintomatica (solo con una carenza grave e prolungata si sviluppano segni e sintomi specifici).

Tuttavia, ciò non significa che la carenza di vitamina D sia innocua; al contrario, è un problema rilevante di salute pubblica.

Problemi alle Ossa

Il ruolo principale della vitamina D è quello di aumentare l’assorbimento di calcio e fosforo nell’intestino, al fine di costruire e mantenere la massa ossea.

Di conseguenza, una grave carenza di vitamina D indebolisce le ossa, causando una condizione nota come rachitismo nei bambini e osteomalacia negli adulti.

Nei casi gravi, basse concentrazioni sieriche di calcio (ipocalcemia) possono causare convulsioni.

  • Rachitismo: malattia infantile caratterizzata da una crescita staturale insufficiente e deformità delle ossa lunghe.
    In queste condizioni, le placche epifisarie di crescita continuano a ingrandirsi e allungarsi, ma in assenza di un’adeguata mineralizzazione, gli arti portanti (braccia e gambe) si deformano, piegandosi sotto il peso del corpo.
  • Osteomalacia: disfunzione ossea che si verifica esclusivamente negli adulti, caratterizzata da debolezza muscolare prossimale e fragilità ossea.
  • Osteoporosi: condizione tipica degli anziani, caratterizzata da ridotta densità minerale ossea e aumentato rischio di fratture.
  • Iperparatiroidismo secondario.
  • Effetto ostacolato dei farmaci usati per l’osteoporosi.

Sintomi Neurologici

Il tessuto cerebrale è ricco di recettori per la vitamina D.

Non a caso, questa vitamina è importante per il normale sviluppo e funzione del cervello 74, 75 .

Gli studi hanno anche dimostrato che la vitamina D è neurotrofica, ripara i danni ai nervi e ne promuove la crescita 76, 77, 78. Inoltre, combatte la neurotossicità e protegge dal declino cognitivo 79, 80.

Di conseguenza, un deficit di vitamina D può compromettere le capacità cognitive.

La carenza di vitamina D è stata anche associata a diversi disturbi neuropsichiatrici, tra cui demenza, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, epilessia e schizofrenia 81.

Alcuni studi sugli anziani hanno collegato livelli più bassi di 25-idrossivitamina D con misure di scarse prestazioni cognitive, e livelli più elevati di 25-idrossivitamina D con misure di migliori prestazioni cognitive 82, 83, 84, 47, 85.

Va infine menzionato che la carenza di vitamina D è stata correlata a disturbi dell’umore e a una serie di condizioni psichiatriche.

Depressione

La carenza di vitamina D è un fattore di rischio per la depressione, in particolare negli anziani.

Alcuni studi hanno rilevato che bassi livelli di vitamina D sono correlati a sentimenti depressivi e che l’assunzione di vitamina D in persone carenti contribuisce a migliorare la depressione, inclusa la depressione stagionale che si verifica durante i mesi più freddi 38, 39.

Inoltre, la carenza di vitamina D è stata associata a un’ampia gamma di malattie psichiatriche e neurologiche 40, 41, 42, 76.

Secondo alcuni ricercatori, bassi livelli di vitamina D nel sangue sono associati a umore basso, problemi di memoria e demenza 44, 45, 46, 47.

Altri Sintomi e Conseguenze

Carenza di Vitamina D e Problemi alla Tiroide

Numerose prove scientifiche indicano una correlazione tra carenza di vitamina D e un aumentato rischio di avere o sviluppare ipotiroidismo, titoli anticorpali tiroidei elevati e cancro alla tiroide 77, 78.

Sembra anche esserci una relazione dinamica tra la gravità della malattia di Hashimoto e la carenza di vitamina D 79 ,80.

È stato dimostrato che la supplementazione di vitamina D riduce i livelli medi di TSH e anti-TPO e la carenza di vitamina D può essere utile come indicatore prognostico negativo 81.

Le normali concentrazioni fisiologiche di vitamina D sembrano quindi essere necessarie per una funzione tiroidea ottimale.

Debolezza muscolare

La carenza di vitamina D provoca debolezza muscolare e dolore nei bambini e negli adulti 33, 34, 35. A sua volta, la perdita di forza muscolare contribuisce ad aumentare il rischio di fratture ossee e di caduta, soprattutto nelle persone anziane.

La debolezza muscolare può associarsi a un facile affaticamento, dolore osseo pulsante, debolezza muscolare e dolori. Questi sintomi sono spesso diagnosticati erroneamente come fibromialgia, stanchezza cronica, debolezza legata all’età o persino depressione 36, 37.

Aumentata suscettibilità alle infezioni

La vitamina D è importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario, svolgendo funzioni immunostimolanti e antinfiammatorie.

Diversi studi osservazionali hanno mostrato un collegamento tra carenza di vitamina D e aumentata incidenza di infezioni del tratto respiratorio, come raffreddori, bronchiti e polmoniti 48, 49.

Diversi studi hanno suggerito una relazione tra carenza di vitamina D e aumentato rischio di ammalarsi, sviluppare forme gravi e morire per COVID-19 50, 51, 52, 53. Per approfondire, leggi il nostro articolo: Vitamina D e COVID-19 | Funziona contro il Coronavirus? »

Parodontite

Si tratta di una profonda infiammazione dei tessuti di sostegno dei denti, con perdita ossea locale che può causare perdita dei denti 55.

Contrazioni muscolari (fascicolazioni)

Sono comunemente osservate a causa della riduzione del calcio ionizzato, derivante da una bassa disponibilità di vitamina D 54.

Alterata guarigione delle ferite

La lenta guarigione delle ferite dopo un intervento chirurgico o una lesione può essere un segno della carenza di vitamina D 56.

Alterazione di Pelle e Capelli

Bassi livelli di vitamina D sono legati all’alopecia areata e possono essere un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia 57, 58, 59.

Alcuni scienziati ritengono che le persone con problemi di pelle come eczema, psoriasi e perdita di capelli debbano essere monitorate per assicurarsi che non siano carenti di vitamina D. Sono necessarie ulteriori prove a sostegno di questa tesi 60.

Aumento di Mortalità e Rischio di Malattie

Diversi rapporti mostrano un’associazione tra carenza di vitamina D e aumentato rischio di:

  • mortalità 61;
  • cancro (in particolare cancro al colon, prostata e seno) 62;
  • malattie cardiovascolari (ipertensione, attacchi di cuore, malattia arteriosa periferica e ictus) 63;
  • diabete di tipo 1 e tipo 2 64;
  • malattie autoimmuni (come artrite reumatoide, malattie infiammatorie intestinali, lupus, sclerosi multipla, problemi alla tiroide, asma e diabete di tipo 1) 65;
  • diminuzione della fertilità 66.

Attenzione ai Limiti della Ricerca

Nonostante queste associazioni siano ben dimostrate, non significa automaticamente che l’integrazione di vitamina D, soprattutto nei soggetti non carenti, possa ridurre il rischio di queste malattie croniche.

Inoltre, è importante notare che molti degli studi sulla vitamina D sono studi di associazione; in altri termini, ci dicono che la carenza di vitamina D è correlata a un certo problema, ma questo non significa necessariamente che sia la causa principale di quel problema.

Per fare un’ipotesi, il motivo per cui la salute delle persone è peggiore potrebbe essere legata alla ridotta esposizione solare, di cui la vitamina D rappresenta un indicatore.

Ad esempio, diversi studi hanno collegato l’esposizione al sole e alla luce UVB, che aumentano indirettamente i livelli di vitamina D, a una riduzione della pressione sanguigna 67, 68.

Trattamento

Il trattamento della carenza di vitamina D dipende da una serie di fattori, come la gravità della carenza ed eventuali problemi di salute sottostanti.

Detto questo, nella stragrande maggioranza dei casi, la carenza di vitamina D viene trattata con un integratore o un farmaco per via orale.

La maggior parte degli integratori di vitamina D contiene colecalciferolo (vitamina D3).

Tuttavia, alcune persone vegane potrebbero preferire l’uso dell’ergocalciferolo (vitamina D2), che non è di origine animale ma sembra risultare leggermente meno biodisponibile.

Metaboliti idrossilati o formulazioni iniettabili di vitamina D possono invece essere presi in considerazione nei pazienti con problemi di malassorbimento o malattie epatiche o renali.

Dosi

In caso di carenza di vitamina D, il dosaggio viene stabilito dal medico sulla base di diversi fattori, come gravità della carenza, peso corporeo, età del paziente e necessità di una rapida normalizzazione dei livelli ematici.

A livello indicativo, il medico potrebbe suggerire 72:

  • per la correzione di insufficienze e carenze di vitamina D: una dose giornaliera di 5.000 UI per 8 settimane, oppure in alternativa un bolo di 50.000 UI una volta alla settimana per 8 settimane;
  • per il mantenimento della sufficienza: una dose giornaliera di 2.000 UI oppure 50.000 UI due volte al mese.

La ricerca 69, 70, 71 mostra che:

  • assumere 1.000 UI (25 mcg) di vitamina D al giorno aiuterebbe il 50% delle persone a raggiungere un livello ematico di vitamina D di 33 ng/ml (82,4 nmol/l);
  • assumere 2.000 UI (50 mcg) al giorno aiuterebbe quasi tutti a raggiungere un livello ematico di 33ng/ml (82,4 nmol/l).

NOTE

Per convertire le Unità Internazionali (UI) di vitamina D in mcg, occorre moltiplicare per 0,025. Ad esempio: 2.000 IU * 0,025 = 50 mcg.

Per convertire i mcg di vitamina D in Unità Internazionali (UI), occorre dividere per 0,025. Ad esempio: 50 mcg / 0,025 = 2.000 IU.

Quando Assumere la Vitamina D

Poiché la vitamina D è liposolubile, viene meglio assorbita se assunta con pasti grassi.

Inoltre, i sali biliari secreti in risposta ad alimenti ricchi di grassi aiutano ad assorbire la vitamina D nell’intestino. Disturbi intestinali, ostacoli al flusso biliare i farmaci sequestranti gli acidi biliari (es. colestiramina, colesevelam) riducono l’assorbimento della vitamina D.

È stato calcolato che l’assunzione di vitamina D con il pasto più abbondante migliora l’assorbimento e si traduce in un aumento del 50% dei livelli ematici di vitamina D 73.

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